Dopo tanto tempo ritorno a scrivere. Sia chiaro, non è che io abbia perso la voglia di farlo, anzi. Sono un vulcano di idee e ho
una profonda necessità di trasmetterle, di dire la mia, di condividere pensieri e riflessioni. Solo che non ci sono. Ecco. Non ci sono come vorrei. Non ci sono in un senso che forse per i più è incomprensibile. Quando scrivo devo sentire che ciò che sto facendo sia importante: importante per me, per chi mi legge, e anche per chi non mi legge volontariamente, perché pure il rifiuto è una posizione rispettabile grazie alla quale ci si può arricchire.
E invece in questo momento della mia vita io non ci sono e basta. Non ci sono con anima e corpo, non ci sono col mio cuore. Sono altrove, persa tra le mille peripezie di una vita che non va mai come ci si aspetta, che ti mette difronte a situazioni difficili e dolorose, che ti distrae da ciò che veramente ti fa star bene, che in un'istante ti getta in una gabbia da cui non riesci più a scappare. E lo sai che il rispetto di noi stessi e della nostra sfera personale è ciò che conta di più, cavolo se lo sai... Vorresti scappare il più lontano possibile, ma sai di non poterlo fare. E soprattutto di non volerlo fare, di volerci essere, anche se esserci significa passare attraverso il dolore più profondo, lasciando che esso invada ogni parte di te e si aggrappi ad ogni tua cellula. E trovarsi tutto lì davanti, come un muro che ti blocca e ti toglie il respiro, che non hai la forza di scalare e che non riesci a buttare giù in nessun modo... Semplicemente è lì e ti costringe a fermarti. A riflettere.
E io ora sono proprio lì, seduta a gambe incrociate davanti al mio muro gigantesco. E quello che mi chiedo spesso è: in questo momento, che senso ha scrivere sul mio tanto amato blog? Di che cosa potrei mai parlare ai miei alternativi lettori? Come potrei mai esserci veramente?
No grazie, io non ci sono.
Mi sarei sentita davvero poco alternativa, conformata con l'idea che i social trasformino la vita vera, che si debba condividere a tutti i costi, che far finta che tutto sia normale sia la chiave di questi momenti. E invece no. Io ho scelto di essere alternativa anche in questa sfida.
Alternativo per me non è una semplice parola, ma un concetto con un significato molto profondo. Un modo di essere e affrontare la vita in ogni sua sfaccettatura. Essere alternativi significa vivere con consapevolezza e non "come si deve fare". Significa staccarsi dal pensiero comune e usare la propria testa. Vuole dire fregarsene di quello che vogliono farci credere e difendere le proprie idee da tutto e tutti, perché sono nostre e sono più importanti e più forti di tutto il resto. Le passioni, le emozioni, la vita quella vera, sono tutte cose che non possono passare attraverso la catalogazione, il filtro della società e il giudizio degli altri. E qui tocco un altro doloroso argomento.
Alternativo per me non è una semplice parola, ma un concetto con un significato molto profondo. Un modo di essere e affrontare la vita in ogni sua sfaccettatura. Essere alternativi significa vivere con consapevolezza e non "come si deve fare". Significa staccarsi dal pensiero comune e usare la propria testa. Vuole dire fregarsene di quello che vogliono farci credere e difendere le proprie idee da tutto e tutti, perché sono nostre e sono più importanti e più forti di tutto il resto. Le passioni, le emozioni, la vita quella vera, sono tutte cose che non possono passare attraverso la catalogazione, il filtro della società e il giudizio degli altri. E qui tocco un altro doloroso argomento.
Di che società stiamo parlando?
Come si può discutere di matrimoni quando la gente muore semplicemente perché altri esseri umani se ne disinteressano? Quando l'odio dilaga a tutti i livelli? Quando ci guidano persone che del razzismo e della discriminazione hanno fatto la loro bandiera? L'amore, la compassione, il rispetto della diversità in ogni sua forma, sono le basi su cui dovrebbe fondarsi la civile convivenza tra esseri umani.
Vivere la Realtà, in totale connessione con tutti gli esseri viventi, con la Natura, con le persone: questo è ciò verso cui tendere con tutte le proprie forze. Nessuno può e deve dirci che cosa fare, chi amare e chi odiare, come comportarci. Nessuno. Nessuno deve permettersi di invadere lo spazio sacro di ognuno di noi, quello custodito in fondo al nostro cuore, quello che ci rende unici e speciali e diversi da ogni altro essere umano. Io non ho la presunzione di pensare di essere brava, o di dire cose interessanti. Io penso di essere semplicemente me stessa, con tutti i miei difetti e i miei pregi, con tutti i miei limiti, ma con tanta passione e tanta voglia di cambiare questo mondo abitato da gente addormentata.
Ed è per questo che ho deciso di ricominciare a scrivere, perché non si può più tacere. E lo farò portandomi dietro tutti i miei dubbi e le mie difficoltà, tutto il mio dolore. Ma anche tutte le mie nuove consapevolezze. Lo farò in modo diverso, più intimo e discreto. Perché anche i muri raccontano tante cose...
E io vi racconterò come vedo le cose da dietro al mio muro.
E perdonatemi se qua e là, tra un matrimonio e l'altro, userò il blog in un modo nuovo... Avverto un'urgente necessità di trasmettermi in maniera totale, senza filtri e senza catalogazioni, senza argomenti troppo rigidi e prestabiliti e senza limiti... Da una prospettiva diversa e mutevole. Perché mi piacerebbe che alternativo possa diventare una parola associata non solo ai matrimoni, ma alla vita intera di tutti noi.
Buone (nuove) letture!
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